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L'italiana in Parigi
L'approccio alla musica italiana composta da autori che viaggiarono, soggiornarono per brevi periodi o vissero in Francia tra Sei e Settecento ci obbliga a prendere in considerazione l'influenza che lo stile musicale del paese ospite esercita sul musicista ospitato. Il caso della compositrice d'origine veneziana Antonia Bembo (1640 ca-1720 ca) è di particolare interesse per la nostra indagine: arrivata in Francia verso la metà degli anni Settanta del Seicento, vi restò fino alla morte (1).
La sua produzione, per la scelta ed il trattamento dei diversi generi che la compongono, si situa costantemente a cavallo tra le due culture musicali di cui era impregnata: da un lato quella italiana, grazie alla formazione intrapresa a Venezia sotto l'egida di Francesco Cavalli; dall'altro la francese, dovuta al lungo soggiorno a Parigi negli anni cruciali della definizione di uno stile 'nazionale' ad opera di Lully e dei suoi successori.
Il singolare percorso che Bembo offre al nostro sguardo ci è stato tramandato dall'autrice stessa, attraverso i manoscritti autografi che contengono le sue partiture. Sei volumi, oggi conservati alla Bibliothèque Nationale di Parigi, rivelano l'immagine di una compositrice a suo agio con diversi generi: arie, cantate e serenate italiane, saggi di petit motet, salmi, un'opera su libretto italiano ma con inconfondibili tratti stilistici francesi.